Cannabis: il Marocco ha deciso di regolarizzare il mercato permettendo la coltivazione e l’esportazione.

Fonte news: Reuters

Nonostante la coltivazione di cannabis sia attualmente illegale in Marocco, essa è stata a lungo tollerata ed il regno è da sempre tra i primi produttori mondiali di hashish.

Sei anni fa il Marocco ha ridotto la quantità di terreno dove viene coltivata la cannabis da 134.000 ettari nel 2003 a 47.000 ettari , secondo i dati forniti dal ministero dell’Interno, contribuendo in questo modo ad impoverire la popolazione delle montagne del Rif.

Giovedì scorso il governo ha dichiarato di voler consentire la coltivazione, l’esportazione e la vendita interna di cannabis per uso medico e industriale, con il duplice intento di aiutare i coltivatori ad inserirsi in un mercato regolamentato e di sottrarre risorse alle attività criminali.

I tentativi passati di legalizzare la coltivazione della cannabis in Marocco sono falliti, ma uno dei partiti slamisti al governo, il PJD, che detiene la maggioranza in parlamento, si è aperto in questo senso a seguito della rimozione della pianta dalla lista di stupefacenti più strettamente controllati da parte dell’agenzia delle Nazioni Unite per la droga.

Fonte news: Reuters

Questa svolta è dovuta in larga parte anche alla decisione maturata a dicembre dagli stati membri dell’agenzia farmaceutica delle Nazioni Unite, che hanno votato in modo restrittivo per rimuovere la cannabis dalla categoria di farmaci più strettamente controllata, seguendo la raccomandazione dell’Organizzazione mondiale della sanità di rendere più facile la ricerca sul suo uso medico.

La prossima settimana il governo marocchino dovrebbe approvare Il disegno di legge, che mira a migliorare i redditi degli agricoltori, proteggerli dai trafficanti di droga che da sempre controllano il commercio di questa pianta e ottenere l’accesso al fiorente mercato internazionale legale della cannabis.

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Traduzione a cura di Luca Zarathustra Lecca, autore e referente del Comitato Pazienti Cannabis Medica  e rappresentante italiano presso il Concilio dei pazienti dell IACM (International Association for Cannabinoids Medicine).

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